Sono cresciuta con i pennelli e le matite. Autodidatta, il mio percorso si basa sull’osservazione degli artisti in mostra, artisti di strada (c.d. madonnari), artisti sul web, libri di Storia dell’Arte. Con il mio foglio e la mia timida matita catturavo qua e la qualche dettaglio, chiedendo consiglio a chi queste cose le respira quotidianamente. Una passione che, nonostante molti problemi, non ho mai accantonato e a cui adesso cerco di dedicarmi anima e corpo. Vivo il mio dualismo così, semplicemente, perché sono e sento, entrambe le cose. Impiegata di banca durante la settimana, precisa e professionale. Artista sgangherata la sera e nei week end, in ogni ritaglio di tempo che riesco a rubare alla normale routine. Disegno per passione, per nascita, per istinto. Disegno come se nessuno dovesse guardarne il risultato. Rendendo visibile agli altri cosa io vedo nella tela. Il mio primo amore fu il carboncino, mi affascinava come un tratto più o meno marcato potesse influenzare la sottile precisione delle ombre del chiaro scuro. Ben presto presi dimestichezza con i gessi e i pastelli a olio. Impiastricciarmi le dita di colore mi dava gusto. Così presi coraggio e mi avventurai nel magico e complicato mondo delle crete. Poi la nostalgia del pennello fu troppo forte, comprai il mio cavalletto, la mia tavolozza, le mie tele. Iniziò l’era dei colori acrilici. La mia sete di colore non era mai sazia. Vivo una parentesi con le bombolette spray, divertente e trasgressiva. Poi, un regalo inaspettato, una valigetta. Colori a tempera, pennello e una meravigliosa tavolozza in legno. La mia camera è invasa dalle tele, fogli di giornale, fotografie e appunti, frasi scritte sul muro e impresse nel cuore. Il polycolor e le spatole, il movimento, la luce… scatenano in me un carnevale cromatico. Ho ancora molto da imparare. Questo, però, è quello che per adesso amo e so fare.